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Il bonsai, questo sconosciuto!

Pubblicato 23 January 2025

Chi di noi non ha mai avuto a che fare, in qualche modo, con quegli strani ‘alberi in miniatura’ provenienti da un paese e da una cultura molto lontana? Con successi alterni nel corso di diversi decenni, i bonsai, così si chiamano, hanno allietato le nostre case e le nostre giornate.

Ma il bonsai, alla fine, cos’è?

In kanji - i caratteri di origine cinese con cui si scrive il giapponese, viene scritto così: "盆栽". Risalendo al significato originario del termine, scopriamo che si tratta di una parola composta da due radici: bon-, che significa ‘vassoio’, ‘ciotola’ e -sai, che significa ‘piantare’.  Letteralmente, quindi, bonsai significa "piantare in un vaso poco profondo", e, quindi, “albero coltivato in vaso piccolo”.

Come si fanno i bonsai?

Coltivare l’arte del bonsai è un mix di tecnica, passione, cultura, impegno e tenacia. Non a caso si parla di “arte”: per averne uno partendo da seme o comunque da una esemplare giovane, è necessario coltivare per anni la pianta in un vaso applicando le dovute tecniche di coltivazione, fornendo nutrimento adeguato e dedicando costante attenzione alla cura contro patologie o attacchi di parassiti.

Tuttavia, il cuore della pratica risiede soprattutto nella potatura e nella modellatura. Tagliando accuratamente rami e radici, non solo si riduce la grandezza della pianta, ma si guida la sua forma in un equilibrio armonioso che esprime la visione estetica dell’artista.

La tecnica del bonsai: tra coltivazione e ‘allevamento’

Il bonsai non è una pianta che soffre; o almeno non più di qualunque altra pianta in vaso. Così come ogni albero vive grazie a un apparato radicale proporzionato alla chioma, allo stesso modo un bonsai ha nel suo vaso una quantità di radici altrettanto proporzionate alla sua dimensione.

Il bonsai, quindi, non resta piccolo perché soffre, né tantomeno perché vengono utilizzate sostanze particolari: è così solo perché vengono applicate correttamente alcune tecniche di coltivazione.

Tra queste, le due più importanti sono la potatura e la modellatura.

• Potatura: si eliminano i rami troppo grandi e si accorciano i rami troppo lunghi in modo da ridurre le dimensioni dell’albero.

• Modellatura: si conferisce la forma all’albero ricorrendo all’uso di tiranti e fili metallici.

Tutto questo potrebbe sembrare strano, ma pratiche simili (potatura e legatura) vengono fatte in agricoltura, per esempio sulla vite. La coltivazione della vite richiede che le piante vengano non solo potate ma anche legate e fatte crescere in precise direzioni. Se in agricoltura le tecniche di coltivazione vengono applicate per ottenere un raccolto, nel bonsai vengono invece utilizzate per scopi puramente estetici, con l’obiettivo di ricreare non solo la forma ma anche il fascino di un vecchio albero in natura.

 L’arte del bonsai

L’arte del bonsai non si limita a coltivare alberi in vaso: rappresenta una sinergia complessa tra tecnica e creatività. Ogni esemplare deve essere curato con attenzione particolare. Il taglio delle radici è una parte essenziale del processo: ridurre il volume radicale non solo permette di mantenere il bonsai in un piccolo vaso, ma stimola anche la crescita di nuove radici più compatte e vitali. Questo processo consente alla pianta di adattarsi al suo ambiente ristretto, contribuendo al suo equilibrio interno. Contemporaneamente, la potatura e ila filatura dei rami aiutano a dare forma al bonsai, creando l’aspetto di un albero adulto in miniatura. L’abilità consiste nel replicare la maestosità della natura in scala ridotta, senza mai tradire la sua autenticità.

Ogni intervento, dalla riduzione dell’apparato radicale per favorirne il rinnovo, alla disposizione dei rami tramite fili metallici, richiede precisione, sensibilità e un rispetto profondo per il ciclo naturale della pianta. È proprio questo processo, paziente e meticoloso, che trasforma un semplice albero in una piccola opera d’arte vivente, simbolo di perseveranza e armonia.

Breve storia del bonsai

Il bonsai nasce in Cina con il nome di “penjing” più di mille anni fa. Con “penjing” si identificava una pratica che univa alberi in miniatura e paesaggi, simbolo di equilibrio tra l’uomo e la natura. Durante la dinastia cinese Tang, i “penjing” iniziarono a diffondersi come forma d’arte sofisticata, ma fu solo con il loro arrivo in Giappone, attorno al periodo Heian (794-1185), che la tradizione del bonsai assunse le caratteristiche che oggi conosciamo. I giapponesi affinarono questa tecnica, trasformandola in una pratica artistica che coinvolge botanica, spiritualità e filosofia. Una pratica che celebra l’armonia tra l’anima umana e l’ambiente naturale.

Il contatto con l’Europa e gli Stati Uniti avvenne tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900, quando le esposizioni universali e le mostre internazionali portarono alla ribalta questo mondo, dando vita a collezioni e associazioni di bonsaisti in tutto il mondo.        

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